giovedì 10 ottobre 2013

Ferie in Giappone: terza parte

Benvenuti al terzo ed ultimo post riguardante le ferie passate in Giappone.
Ne approfitto per ripassarvi il link all'account flickr, dove finalmente siamo riusciti a caricare le oltre 1000 foto che documentano le nostre vacanze: LINK.
Tornando a noi, dopo il primo giorno passato ad Akihabara, e le prime due serate abbastanza tranquille ed a carattere esplorativo passate a Rappongi, abbiamo proseguito la visita di Tokyo con i quartieri più famosi, Shibuya, Shinjuku e Asakusa, e con alcuni monumenti quali lo Skytree ed il Palazzo Imperiale, tutte mete classiche per tutti i turisti.

Shibuya è sicuramente uno dei quartieri più caotici di tutto il mondo, sede del famigerato incrocio ad X ritratto in numerosi anime e manga, dove al verde si mette in movimento una massa di persone incredibile. Già guardando alcuni video su youtube la cosa è abbastanza impressionante, ma vi garantisco che trovarsi là, magari di sera e con la pioggia classica di quel periodo dell'anno, dà una sensazione particolare. A parte questo, il quartiere fa paura oltre che per il caos anche per la quantità enorme di negozi, grandi magazzini, bar ristoranti e locali di tutti i tipi. La maggior parte dei bar "tradizionali" si riempie verso le 18:00 di orde di salarymen vestiti tutti allo stesso modo ( camicia bianca, pantaloni scuri e scarpe eleganti spesso inguardabili, giacca per i livelli gerarchici più alti ) che non vedono l'ora di annegare lo stress della giornata lavorativa nel sakè, nella birra ed in altre bibite alcoliche. Questo è un aspetto del Giappone che ignoravo ( come tanti altri ): sappiamo tutti che nel Regno Unito o in USA, bere dopo il lavoro è un classico, ma non mi aspettavo che questa "tradizione" fosse così diffusa anche nel paese del Sol Levante. Inoltre, a questo proposito, c'è da dire che i prezzi delle bevande nei locali meno trendy sono molto accessibili, quindi per loro, che hanno stipendi decisamente più alti rispetto all'Europa, lo sono ancora di più. La cosa cambia, e di molto, se ci si avventura in qualche bar raffinato magari di quartieri cool tipo Ginza o Akasaka, dove un americano ci ha raccontato di aver speso 25 dollari per una coca cola. E' superfluo dire che ci siamo tenuti alla larga da posti del genere, prassi che abbiamo sempre seguito sia in Italia che in ogni altro paese visitato. 

Shinjuku non è molto diverso da Shibuya, ma risulta meno "commerciale" con diversi negozi di abbigliamento particolare, accessori assurdi, vintage et simila. L'età media dei frequentatori di questa zona è decisamente bassa, con gruppi di studentesse in divisa, Ganguro, cosplayer, e personaggi strani in generale. Una nota di demerito va ad una zona di Shinjuku, tale Kabukicho, dove i negozi "normali" lasciano spazio a Sexy Shop, Night Club, Strip Club ed altre diavolerie giapponesi del genere. Non fraintendetemi, non voglio fare il buonista, ed infatti attività di quel tipo non mi danno alcun fastidio, ma ce ne hanno dato parecchio i numerosi personaggi equivoci che stazionavano in strada e fermavano ogni passante di sesso maschile a scopi di promozione per questo o quel locale. Alcuni erano proprio insistenti.

Asakusa, come potete vedere in alcune foto sia nostre che in rete, è praticamente il Giappone che vedete nei cartoni: stradine strette, templi, ristoranti stile Marrabbio di Kiss me Licia a perdita d'occhio, uomini e donne in kimono e numerosi negozi di artigiani. Ci siamo stati due volte, e la prima volta, di sera, il tutto è stato ancora più suggestivo. Peccato che la maggior parte dei templi siano dei "falsi" ricostruiti dopo i tremendi bombardamenti della seconda guerra mondiale. La cosa non li rende meno belli, ma, a mio avviso, fa loro perdere un po' di fascino.

Per quanto riguarda i monumenti la cui visita era obbligatoria, devo dire che il Palazzo Imperiale non mi ha impressionato più di tanto, ma tenete conto che la maggior parte del complesso è chiuso al pubblico ed è accessibile solo uno o due giorni all'anno. Altra mezza delusione per la Tokyo Tower, una copia spudorata della Tour Eiffel, turisticamente decaduta dopo l'avvento dello Skytree, che mi è piaciuto parecchio. Si tratta della struttura artificiale più alta del Giappone ( e la seconda al mondo ). Il biglietto non è certo a buon mercato, ma vale la pena vedere Tokyo dai 450 metri dell'ultimo piano accessibile. Se decidete di andarci, non pensate di cavarvela in un'oretta, in quanto la visita va prenotata all'arrivo ed a volte, specie nei week end, bisogna aspettare 3-4 ore. Per ammazzare il tempo, ci siamo fatti un giretto per un quartiere periferico a bordo di un piccolo bus turistico che partiva da sotto la torre e devo dire che mi è piaciuto parecchio: era un quartiere "vero", diversamente dalla maggior parte di quelli visitati nei giorni precedenti. C'erano bambini che giocavano per strada, negozi "normali", niente caos, case di 2-3 piani, in contrasto con gli immensi grattacieli del centro.

Il penultimo giorno, abbiamo fatto un tentativo poco convinto di vedere il mercato del pesce ed un quartiere vicino al mare.
Il primo non ha certo aspettato il nostro arrivo ( chiude tipo alle 1200, e noi ci siamo presentati là alle 4 del pomeriggio ). Tuttavia, le strade del quartiere dove si trova sono piene di ristoranti di sushi con una scelta pressochè infinita, negozi di casalinghi "tradizionali" che proponevano dalle cinesate da 1 euro a bacchette di legno speciale, disegnate a mano da oltre 100 euro, nonchè qualche bel bar e gli immancabili fast food.
Per la seconda visita siamo stati puniti dalla peggiore giornata di pioggia della nostra permanenza. Nel quartiere di Odaiba, ad est sul mare, abbiamo visitato un centro commerciale gigantesco, tale Venus Fort, che ha la particolarità di cercare di riprodurre, al suo interno, lo stile architettonico rinascimentale europeo. Mi rendo conto che detto così sembra una minchiata kitch, ma vi assicuro che l'effetto non era per niente sgradevole, e potete rendervene subito conto dando un occhio a qualche foto.
Dopo queste ultime visite abbiamo preparato i bagagli e ci siamo preparati ad affrontare il tour de force del ritorno in Italia: check out dalla camera dell'hotel alle 10:00 di mattina, giornata interamente trascorsa ad Akihabara, autobus per l'aereoporto verso le 20:00, partenza per Dubai poco dopo mezzanotte, in un aereo stracolmo.

A Dubai, abbiamo approfittato delle 8 ore di attesa per fare un giro in un grosso centro commerciale, prima di salire sul Burj Kalifa, l'edificio più alto al mondo: 829,8 metri. Il centro commerciale, che si trova praticamente ai piedi della torre, è già di per sè impressionante, con negozi infiniti di qualsiasi cosa ed amenità tipo un acquario gigante dove nuotano squali e mante. Anche questo, detto così sembra una roba da poco, quindi vi invito nuovamente a guardare qualche foto. Il panorama, da sopra la torre, è  meno eccezionale di quel che mi aspettassi, a causa della perenne foschia generata dal caldo ( c'erano 43 gradi, quando siamo stati là, ed il tassista ci ha garantito che d'estate la colonnina di mercurio passa i 50 tranquillamente ) e dalla sabbia, e dal fatto che appena fuori Dubai si estende deserto a perdita d'occhio.
Le sei ore di volo da Dubai a Venezia, sono state una formalità, dopo le 12 abbondanti del primo volo.

Nel complesso, queste passate in Giappone sono state tra le migliori vacanze che abbia mai fatto ( farei fatica a decidere se mi sono divertito di più qua o in USA, ma ci sarebbero troppe considerazioni da fare in merito ) ed in futuro, se ne avrò la possibilità, tornerò a Tokyo molto volentieri, magari per starci più di 2 settimane, in modo da poter vedere anche altre città nei dintorni che tanti mi hanno garantito essere bellissime. Mi sono anche chiesto se mi piacerebbe abitarci, domanda che mi faccio sempre quando vedo posti nuovi, e la risposta non è facilissima: non credo che mi ci abituerei, ma sarebbe interessante provare. L'ostacolo più potente è la lingua: dei ragazzi che alloggiavano nel nostro hotel ed erano là per un corso di giapponese, ci hanno detto che parlare e capire non è difficile, invece lo è leggere e scrivere. In ogni caso, se me ne andassi da Klagenfurt, cosa che per il momento non ho intenzione di fare, non credo che Tokyo sarebbe tra le prime scelte.